La costruzione di una cosmologia - vol. 2
Per una storia dell’arte italiana degli ultimi 15 anni.


Roma – dal 27 novembre al 12 aprile.


Dopo il primo ciclo di incontri che, al Museo Hermann Nitsch di Napoli, ha visto confrontarsi artisti di diverse generazioni su quale sia oggi il ruolo sociale dell’artista, La costruzione di una cosmologia arriva a presentare il suo vol. 2 e sbarca a Roma.


Ancora cinque conversazioni e un tema nuovo: cosa, nell’arte italiana degli ultimi 15 anni, è stato importante per gli artisti di questa generazione.


E’ un primo tentativo per mettere ordine in una scena che non è mai stata fin qui razionalizzata, analizzata a fondo. Sono emersi piuttosto singoli percorsi, apparentemente privi di legami, di collegamenti. Eppure andando ad approfondire è possibile scoprire come ogni movimento abbia poi prodotto delle reazioni. Fili rossi estremamente profondi, sono già emersi nel primo ciclo di incontri, a dispetto di quell’immagine fatta di solitudini disorganizzate che è sembrato appartenere all’arte italiana contemporanea. Così, si è scelto di seguire quei legami e dargli un ordine sistematico, si è scelto di affrontarne l’intreccio nella sua complessità preferendo porre l’artista di fronte al pubblico non in quanto singola individualità, ma come elemento al centro di forze che lo influenzano, lo indirizzano.


Nel 1987, Jerzy Grotowski, intitolava un suo saggio sull’antropologia della cultura: Tu es le fils de quelqu’un. E il primo assunto di quello scritto era proprio che più ci si chiude nei limiti della propria originalità e più quel che si genera nell’arte ha a che fare con un rarefatto mondo di idee e poco con la realtà. L’arte in cui ognuno, di contro, può toccare la crudezza della verità, è invece fatta di reciprocità, di influenze, di illuminazioni indotte dal confronto con la realtà stessa. Parlare degli altri, e di sé attraverso l’opera di altri, è il primo passo per percepire il proprio lavoro come il complesso prodotto di una generazione e non la semplice creazione di un singolo. La sottile differenza tra queste due definizioni sta tutta nell’immagine della comunità artistica degli anni ’10 del ‘900, in cui la forza dei legami e delle connessioni che andavano nascendo non impoveriva le individualità degli artisti, ma, anzi, le arricchiva.


A cento anni di distanza, una nuova generazione degli anni ’10 torna a confrontarsi, alla fine di un trentennio in cui l’originalità è spesso stata confusa con l’autoreferenzialità.

Dieci artisti, generalmente fra i 30 e i 40 anni proveranno a raccontare 15 anni senza storia, che pure hanno prodotto 10 diverse storie individuali. L’obiettivo è capire se queste, tutte assieme, possano generare un panorama coerente, un’ipotesi di Storia dell’arte.

Ai cinque artisti che hanno iniziato il ciclo (Tosatti, Mastrovito, Nacciarriti, Stampone e Bulgini), se ne aggiungono altri cinque, Marinella Senatore, Luca Francesconi, Alice Cattaneo, Giulio Frigo e Arcangelo Sassolino, ognuno ad offrire il proprio punto di vista di testimone e al contempo artefice della storia dell’arte italiana.